16 Novembre 2015
IN PIAZZA A LODI E A UDINE IN DIFESA DEL SETTORE LATTIERO CASEARIO

Dopo Expo e il Brennero eccoci nuovamente in campo a sostegno dei nostri allevatori. Scrivo appena rientrato dal presidio di Udine e da quello di Ospedaletto Lodigiano, che ha visto migliaia di allevatori Coldiretti di tutta Italia assediare il centro di distribuzione dei prodotti della multinazionale del latte francese Lactalis che dopo aver acquistato negli anni Parmalat, Galbani, Invernizzi e Locatelli, è diventata primo gruppo del settore.
La situazione è critica. Il prezzo del latte alla stalla continua a diminuire (0,35 cent/litro) quando i costi per produrre un litro di latte vanno dai 38 ai 41 cent/litro in pianura fino anche ai 60 cent/litro in collina/montagna. Oggi su 200 milioni di latte consumati 110 milioni sono prodotti in Italia. Le industrie lattiero casearie vogliono comprimere a 50 milioni di latte la produzione italiana per portarlo al minimo quantitativo per garantire la produzione dei formaggi DOP. Se ciò si verificasse chiuderebbero altre 15.000 stalle e 60.000 posti di lavoro oltre le 10.000 che hanno già chiuso da inizio crisi.
In Italia 1.000 aziende hanno chiuso solo nel 2015 e il 60% di queste operavano in montagna ed è proprio qui che assistiamo a situazioni di smottamento e abbandono del territorio. Per evitare ciò si devono ricreare le condizioni perché queste aziende possano operare in questi territori così da evitarne lo spopolamento, dove c'è la presenza dell'uomo il territorio è salvaguardato e curato e ne trae beneficio non solo l'agricoltura ma anche il territorio stesso e il turismo, e questo vale per tutte le zone di produzione.
Ma per fare ciò il costo di produzione deve essere riconosciuto ai nostri allevatori e non dobbiamo più permettere che vengano prodotti e commercializzati dei prodotti che di made in Italy hanno solo il nome e la bandiera ma non sono fatti con materie prime del nostro territorio. Ogni anno sono introdotti quintali di cagliate che vanno a formare dei formaggi che non hanno indicata l'origine in etichetta e poi sono venduti come italiani a danno dei nostri allevatori.
La mozzarella, secondo settore per importanza nel lattiero caseario, ha avuto un incremento negli ultimi anni in termini di produzione del 1000 per cento e quanti litri di latte sono stati usati in più per produrle nel nostro paese? Nemmeno uno.
Sono state fatte con cagliate e sottoprodotti provenienti da altri paesi e i consumatori non ne sono informati. Si dovrebbe scrivere in etichetta mozzarella di cagliata. Idem per lo yogurt che viene importato già trasformato e fatto con il latte in polvere.
Dobbiamo pretendere che venga rispettata la legge 91 del luglio 2015, normativa europea che impone alle imprese il riconoscimento di un prezzo che tenga conto dei costi di produzione  sostenuti. Dobbiamo dire basta ai prezzi indicizzati  sul costo del latte tedesco e basta con i contratti rinnovati di mese in mese che non rispettano la legge.
Il nostro latte costa di più perché alimentiamo i nostri animali meglio degli altri e l'energia e il costo del lavoro sono più alti degli altri paesi Ue, basti pensare a tutte le voci che compongono il nostro costo del lavoro: materie prime di qualità, sicurezza sul posto di lavoro, norme igieniche, contributi Inail e Inps, senza contare anche tutti i controlli ai quali sono sottoposte le aziende. L’indicizzazione del prezzo deve tenere conto dei nostri costi di produzione, ma anche dei prezzi al consumo di chi compra al supermercato, noi perdiamo il 30% e i consumatori pagano sempre di più. I nostri prodotti sono anche offerti sottocosto! Il cibo non può essere sotto costo. Il sotto costo lo paga sempre il produttore.
Se scompare la zootecnia, vuol dire meno mais, meno soia, meno indotto, meno economia, meno lavoro per tutti, ma anche meno campi falciati e più terreni abbandonati.
Questa battaglia non si vince da soli ma coinvolgendo tutti gli associati Coldiretti, i consumatori, parlando alla gente ed è per questo che nei prossimi giorni continueremo a manifestare ognuno nella sua provincia sensibilizzando anche l'Antitrust che in Francia e Spagna ha già sanzionato multinazionali per il non rispetto sulle norme contrattuali.
La scelta non è stata facile. Lactalis ha reagito bloccando i conferimenti di latte dei nostri soci, ma questo non era comunque un rapporto di lavoro ma uno sfruttamento dell’anello più debole della filiera. Coldiretti si è già mossa per tutelare e garantire i ritiri alle proprie aziende. Come disse Giulio Cesare “Alea iacta est” il dado è tratto non molliamo la presa ed andiamo avanti.